I due giovani protagonisti, Jared Gilman e Kara Hayward |
Aveva
cominciato a darsi un tono nel panorama mondiale quando nel 1998 confezionò Rushmore, da quel momento in poi il
regista Wes Anderson ha potuto regalarsi solo glorie, grazie alla costanza con
cui la critica lo ha additato come uno dei maggiori talenti del nuovo cinema.
Se fosse nato qualche decennio fa, ci sarebbe stata una battaglia senza
esclusione di colpi tra i facenti parte della politique des auteurs e i sostenitori della non serialità. Sì perché
Anderson è uno di quei registi che palesano senza nascondersi uno stile
inconfondibile che è difficile rendere riconoscibile e personale, farlo
emergere dall’ensemble del mondo cinematografico.
Bill Murray, Francis McDormand, Edward Norton e Bruce Willis |
Il
motivo per cui avrebbero litigato è unico e sempre il medesimo, ovvero il
quieto vivere dello stesso regista che nonostante abbia uno stile
inconfondibile e particolareggiato, stenta a improntare un film “da Oscar” come
si suole dire. I Tenenbaum, Le avventure acquatiche di Steve Zissou,
Il treno per Darjeeling e l’avventura
plasticosa di Fantastic Mr.Fox sono
fermi al loro beneamato stile, ma con un’anima che prova ad accostarsi alla
superficie, difficilmente riuscendoci. Una pecca che in parte troviamo anche
nel nuovo Moonrise Kingdom, un
bellissimo affresco colorato che strizza l’occhio ad un decennio passato,
raccontando la fuga d’amore di un boyscout orfano e di una ragazzina
irascibile, ricercati da tutta un’isola che propone i suoi problemi singolari.
Jared Gilman |
Un
movimento di macchina orizzontale è ormai il marchio di fabbrica di Anderson e
fin dai primi minuti si riconosce senza alcun disturbo. Il suo moto è
piacevole, i colori maniacalmente curati e i feticci attoriali sempre presenti,
oltre ad alcuni innesti di grande peso, ma (c’è sempre un “ma”) la pellicola
non riesce ad emergere e a completarsi, costretta in quel piccolo mondo fatto
di stilismo e di riconoscimento, come quando una donna si trucca per mostrare
un’altra faccia di sé. Certamente si è di fronte ad una pellicola nettamente
importante, costruita a dovere come solo pochi sanno fare e certamente come
efficacia è il suo film maggiormente riuscito (anche se alcuni propendono, con
ragione, verso Fantastic Mr.Fox), ma
per essere un film che ambisce al meglio, “da Oscar”, bisogna avere maggiore
spessore, cosa che questa pellicola stenta ad avere.
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