AFI Awards 2012: Girls, una serie tv, indolente e a tratti brillante

Allison Williams, Jemima Kirke, Lena Dunham e Zosia Mamet

Girls non è la solita serie tv adolescenziale, monotematica, brillantinosa, con bellocci e pin-up disseminate in ogni angolo cittadino, quasi a documentare un raduno di mister e miss universo, ma uno spaccato basso e distruttivo, mentalista e suburbano della metropoli odierna; New York nella fattispecie. Qui sono chiamate a recitare le diatribe sentimentali ed esistenziali, quattro ragazze, amiche in alcuni casi, coinquiline in altri e furiose nemiche per finire. Gli occhi sembrano quelli di Hanna Horvath (Lena Dunham, 24enne autrice e regista del telefilm), che funge quasi da protagonista, ma l’attenzione spesso ricade sulla hippie Jessa Johansson (Jemima Kirke), sulla perfettina Marnie Michaels (Allison Williams) e infine sulla disadatta sociale Shoshanna Shapiro (Zosia Mamet).



Lena Dunham, Zosia Mamet e Jemima Kirke
A vederle sulla locandina si può erroneamente pensare che sia il solito prodotto a strascico in stile Gossip Girl o una prova moderna di emulazione per il fortunato ed interessante Sex and the City, ma quello che si ha di fronte dal primo pilot, è un connubio eterogeneo di dramma e comicità caustica che la Dunham orchestra con buon mestiere, senza strafare e donando alla serie tv un unico flusso continuo, spento a tratti, ma gestito su toni apparentemente noiosi o poco avvincenti. Certamente questa mancanza di verve, nonostante le scene “d’emozione” non siano lasciate in disparte, disturba in qualche frangente, magari poco articolato, magari troppo documentaristico, o magari dettato da una voglia di scoprire terreni estrosi o addirittura stravaganti e posizionarli in un contesto reale e verosimile.

Ancora le quattro ragazze in una scena
Le quattro protagoniste inoltre non sono fascinose adolescenti dell’Upper Class americana, né viziate e splendide modelle dai falsi problemi, ma normali ragazze di New York, chi grassottella ed insicura, ma a tratti piena di iniziativa e chi bella ed elegante, ma costretta in un movimento continuo e comandato; muovono quindi tutta la stagione in un percorso monotematico, ma a tratti molto coinvolgente. Le similitudini con le colleghe 40enni di Sex and the City si possono volendo anche scovare, anche se rimane un prodotto quantomeno originale, con picchi di dialoghi esilaranti e inabissamenti che interrompono il flusso continuo, ma in ogni caso camuffati dal carattere indisponente di Adam Sackler (Adam Driver), atletico e alto ragazzo di Hanna. Certamente, tirando le somme, è una serie tv interessante (dopotutto è targata HBO), ma è difficile da vedere nella decina di migliori del 2012, come l’AFI ha decretato.

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